Poesia sul viaggio

Desidero partire: non verso le Indie impossibili o verso le grandi isole a Sud di tutto, ma verso un luogo qualsiasi, villaggio o eremo, che possegga la virtù di non essere questo luogo.
Non voglio più vedere questi volti, queste abitudini e questi giorni.
(Fernando Pessoa)

lunedì 30 aprile 2018

【Il viaggio come ricerca di sé


Il tema del viaggio può essere analizzato da diversi punti di vista. Spesso nel campo della letteratura assume un valore simbolico della ricerca di se stessi, dei meccanismi psichici, dei ricordi, delle emozioni e delle motivazioni dei comportamenti. Le opere letterarie, più che parlare di viaggi fisici dalle lunghe distanze, descrivono percorsi, spostamenti, perchè ciò che è più importante non è il viaggio esterno, ma quello interiore che si svolge nella profondità della coscienza. Perciò spesso la poesia, la letteratura in generale diventa un ottimo metodo per evadere. Da sempre l'omo si interroga sulla propria identità e il proprio scopo nella vita, un lungo ed infinito viaggio lungo la strafa dell'esistenza che porta a tante nuove e poche (o nessun) risposte. Prima che tale argomento venisse trattato anche in letteratura si è dovuto attendere l'inizio del '900 con le opere di scrittori come James Joyce e, soprattutto, Luigi Pirandello. Quest'ultimo in particolare, ispirato dalle opere del padre della psicanalisi Sigmund Freud, ha affrontato il tema della ricerca della propria identità in numerose sue opere. Emblematico è anche il romanzo che qui si andrà ad analizzare.

Pirandello e Il Fu Mattia Pascal
Il Fu Mattia Pascal fu scritto nel 1904 da Luigi Pirandello, e pubblicato nella sua prima edizione nel 1911. Il romanzo si articola in 18 capitoli. I primi due capitoli sono costituiti da due premesse, di cui la seconda detta “filosofica”. Con la premessa il protagonista, Mattia, mette a conoscenza il lettore della condizione sociale in cui vive, della stranezza e dell’assurdità della vicenda da lui vissuta e del motivo che lo ha portato a scrivere questo libro. Per prima cosa egli mette in luce come la sua storia non abbia ormai legami con la realtà in cui è costretto a vivere: infatti Mattia afferma più volte la straordinarietà della sua avventura. Scrive questo romanzo perché, nonostante sia la storia di una nullità, perché ritiene che sia uno di quei modi che la natura ci offre per dimenticare quanto siamo insignificanti. 
Quindi la vera è propria vicenda parte dal terzo capitolo in poi e si può suddividere nei 5 momenti narrativi essenziali:
1. ESPOSIZIONE (il narratore presenta i personaggi, i luoghi dove vivono e la loro situazione attuale)
2. ESORDIO 
3. PERIPEZIE e MUTAMENTI 
4. SPANNUNG 
5. SCIOGLIMENTO 

Oltre alla divisione dei 5 momenti narrativi si distingue la divisione in 9 macrosequenze:
1. Presentazione
2. matrimonio con Romilda
3. fuga a Montecarlo
4. scoperta della propria morte
5. viaggi in Europa
6. permanenza a Roma
7. vicende sgradevoli ( furto, impossibilità a sposarsi, problemi burocratici, ecc.)
8. suicidio di Adriano
9. ritorno a Miragno
Nel corso del romanzo, il protagonista compie essenzialmente tre viaggi distinti: uno fisico (ovvero gli spostamenti di città in città che egli compie) e due psicologici/interiori (ovvero quello della ricerca del vero Io e quello della propria crescita morale e personale).

Il viaggio fisico
Durante lo svolgimento della storia, il protagonista compie numerosissimi spostamenti in vari luoghi dell’Italia e non. Ciò potrebbe anche essere una trasposizione visibile del suo dissesto interiore; non riesce a trovare mai la felicità o la pace che tanto anela e ciò lo spinge a compiere un continuo pellegrinaggio che lo riporterà però sempre al punto di partenza, ovvero il paesino di Miragno.

Il viaggio come ricerca dell'io 
Si potrebbe considerare il protagonista del romanzo come affetto da un qualche turbamento psicologico: più precisamente Mattia è un disadattato che basa la sua esistenza sul senso dell’inutilità.
Mattia non accetta più il suo ambiente e le persone che lo circondano e, di conseguenza, non accetta più neanche sé stesso come parte di quel mondo che rifiuta.

Questa è la prima tappa del viaggio alla ricerca dell’Io di Mattia Pascal: il crollo di ogni consapevolezza di valori sui quali basare la propria esistenza. È il paradigma dell’uomo moderno, senza più punti di riferimento, perso nell'esistenza, dopo il crollo degli antichi valori. Il viaggio in questo caso è analizzato dal punto di vista simbolico in quanto il protagonista cerca di ritrovare un nuovo sé stesso in quanto prigioniero delle maschere sociali, delle leggi, dei doveri, delle parole. Tornando al romanzo, i primi tempi e i diversi viaggi fanno assaporare a Mattia Pascal il piacere di esperienze nuove, ma ben presto si accorge che senza stato civile, la sua nuova esistenza non è possibile. 

Il viaggio come crescita interiore
Per la prossima analisi è necessaria una doverosa premessa sugli Archetipi.
Gli archetipi sono simboli di concetti ed istinti primordiali, forme del pensiero e dell’immaginario umano. Il motivo del viaggio è un archetipo universale. Il fascino di questo tema va ricercato nella capacità che esso possiede di rispecchiare la vita dell’uomo, il quale, dopo aver affrontato nuove esperienze e corso i più disparati rischi o pericoli, riesce ad acquisire una nuova consapevolezza di sé e conoscenza del mondo e a veicolare nuove sensazioni alla scoperta del mondo e di sé e di veicolare una complessità di esperienze e di emozioni. La concezione del viaggio nel pensiero moderno è notevolmente diversa rispetto al passato: non si ha più una visione negativa di esso, come di un qualcosa che può provocare la morte, ma al contrario come di un qualcosa che può donare felicità, libertà, autonomia. Ma in tutto ciò come entra Pirandello e il suo personaggio Mattia Pascal?
La genialità dello scrittore siciliano è prendere appunto la suddetta teoria degli archetipi, sviscerarne i concetti principali per poi modificarne completamente il fine. Come già spiegato, l’archetipo del Viaggio ha come suo compimento la realizzazione interiore dell’essere umano; nel romanzo invece accade esattamente l’opposto!
Mattia Pascal non solo non si realizza ma si ritrova svuotato di tutto: senza famiglia, senza soldi, senza neanche una propria identità.
Mattia non è l’archetipo dell’Eroe ma il suo opposto, un Anti-Eroe, un inetto, un vinto dalla vita, figura tanto cara alla letteratura novecentesca.
È un uomo che piuttosto che ricercare davvero il proprio sé preferisce indossare delle “maschere” fisiche (perché altera il suo aspetto) e sociali.