Poesia sul viaggio

Desidero partire: non verso le Indie impossibili o verso le grandi isole a Sud di tutto, ma verso un luogo qualsiasi, villaggio o eremo, che possegga la virtù di non essere questo luogo.
Non voglio più vedere questi volti, queste abitudini e questi giorni.
(Fernando Pessoa)

venerdì 27 aprile 2018

Il tema del viaggio raccontato da 4 grandi quadri illustri

Tanti sono i mezzi con cui l'uomo ha cercato di esprimere i sentimenti e le emozioni derivanti da un viaggio, attraverso poesie e l'arte. Ecco qui l'analisi di quattro quadri che celebrano, in modo diverso e originale, il tema del viaggio.

Caspar David Friedrich


Viandante sul mare di nebbia 

 
1818, olio su tela, Amburgo, Hamburger Kunsthalle

Fu dipinto da Caspar nel 1818, in un periodo abbastanza sereno per le sue vicende personali. Il dipinto, di piccole dimensioni, è eseguito a olio su tela. L'artista traccia innanzitutto un leggero schizzo, poi disegnava con estrema cura i dettagli usando l'inchiostro, quindi procedeva con l'inchiostro. L'opera rappresenta un viandante che, da un picco roccioso posto sulla sommità di una montagna, contempla una sconfinata veduta i cui contorni sono avvolti dalla nebbia, conferendo al paesaggio un aspetto quasi irreale. L'eroica solitudine dell'uomo davanti alla natura maestosa fa di questo quadro una delle opere più emblematiche di tutto il Romanticismo. Assorto nella contemplazione dell'infinito, l'uomo sembra colto da un senso di meraviglia e quasi di sgomento davanti alla vastità dell'opera della natura, sopraffatto dal sentimento sublime della piccolezza umana e dell'impossibilità di fondersi col "tutto", tipico della sensibilità romantica. Tutto è immobile e silenzioso. Un sentimento sottolineato, a livello cromatico, dal contrasto tonale tra il primo piano in controluce e la fredda luminosità dello sfondo, che divide nettamente le due parti. La veduta non restituisce tuttavia l'immagine di un luogo reale, ma suggerisce piuttosto una dimensione interiore, colma di sentimento mistico. Sembra proprio che il viandante sia alla ricerca di qualcosa viaggiando verso l'infinito.

Théodore Géricault



La zattera della Medusa

1818-19, olio su tela, Parigi, Musée du Louvre

Venne realizzata tra il 1818 e il 1819. Molti videro nel dipinto una critica al governo della Francia contemporanea, dopo che gli ideali rivoluzionari si erano conclusi con la restaurazione del vecchio regime monarchico. La grande tela è stata realizzata con colori a olio. Géricault si caratterizza per il vigore e la sinteticità della pennellata. L'artista rappresenta un fatto realmente accaduto, il naufragio della nave francese Medusa, avvenuto al largo delle coste africane nel 1816. Non essendovi a bordo sufficienti scialuppe, centocinquanta persone furono caricate su di una zattera di fortuna, con pochissimi viveri a disposizione; abbandonati al loro tragico destino, vagarono per tredici giorni alla deriva. Solo dieci di loro riuscirono a sopravvivere. Le figure sono disposte lungo una linea diagonale che attraversa il quadro da sinistra verso destra; obliqua è persino la zattera, che sembra accompagnare i gesti e la posizione dei corpi. Tutto sale verso l'alto sino a culminare nella figura che sventola un lembo di camicia verso l'orizzonte illuminato da bagliori dove si intravede appena una nave. I personaggi del dramma sono figure dai corpi forti, con anatomie perfette. Anche il vecchio a sinistra, chino sul giovane morto, ha una figura vigorosa e solida. I naufraghi rappresentati in pose eroiche e classiche, attentamente composte, non sono figure comuni, ma ideali. Perciò questo quadro rappresenta proprio un viaggio disperato alla ricerca della salvezza.


Eugène Delacroix


La barca di Dante

1822, olio su tela, Parigi, Musée du Louvre

Il soggetto del dipinto, esposto al Salon del 1822, è esplicitamente desunto dall'Inferno dantesco: è tratto dall'ottavo canto dell'Inferno . In primo piano sono ritratti Dante, che indossa un cappuccio rosso e un abito verde e bianco, e il maestro Virgilio mentre attraversano il largo fossato del fiume Stige su un'imbarcazione pilotata da Flegias, il custode del quinto cerchio. Ebbene, mentre il demone nocchiero traghetta Virgilio e il suo discepolo al di là delle acque melmose, dove si ergono le mura della città di Dite, la navicella viene attaccata dai dannati della palude stigia, dove iracondi e accidiosi scontano la loro pena. Dante, preso da un sentimento di sgomento e raccapriccio, alla vista degli spiriti leva il braccio in alto come per allontanarsene. Virgilio, avvolto da un mantello marrone e con la testa cinta da una corona d'alloro, riesce invece a dominare le forze sotterranee e, mosso a pietà, cerca di infondere coraggio nel discepolo tenendogli la mano. I dannati, immersi nell'acqua fangosa, si dimenano contro loro stessi, mordendosi a vicenda, prede della loro stessa rabbia. Dal punto di vista stilistico, tra i punti di riferimento più evidenti appaiono Michelangelo, per la trattazione chiaroscurale dei corpi dei dannati, e la zattera della medusa di Géricault, dal quale riprende lo stile fortemente emotivo e la costruzione piramidale.

Umberto Boccioni


Stati d'animo. Gli adii

1911, olio su tela, Moma, New York

Che Boccioni sia interessato all'espressione delle interiorità psicologiche viene ampiamente confermato dai suoi trittici intitolati "Stati d'animo". L'opera si compone si tre quadri intitolati "Gli adii", "Quelli che vanno", "Quelli che restano". Boccioni ha eseguito due diverse versioni. La prima, risalente al 1910, utilizza ampiamente la tecnica divisionista, dando alle immagini una risoluzione prevalentemente colorista, Nella seconda versione è invece avvertibile l'influenza della pittura cubista. Il quadro ha per contenuto delle persone che si salutano, abbracciandosi, sullo sfondo di treni e paesaggi ferroviari. Il quadro è diviso verticalmente in due parti dall'immagine frontale di una locomotiva a vapore. Nella metà di destra sono visibili diversi vagoni ferroviari, quasi trasparenti e intersecati tra loro, ma di cui sono chiaramente individuabili le linee costruttive di contorno. Nella metà di sinistra appare invece l'immagine di un traliccio della corrente elettrica e la linea ondulata delle colline. Questo è il tipico paesaggio che si coglie, in genere, dal finestrino di un treno in corsa. Anche il numero, scritto al centro, rimanda ad una immagine ferroviaria: esso è realizzato con gli stessi caratteri che contrassegnano i vagoni ferroviari. Nella parte inferiore del quadro si intravedono diverse sagome di persone che si abbracciano e si salutano. Hanno un aspetto molto stilizzato e sono visti da diverse angolazioni. L'immagine vuole quindi rappresentarla memoria immediata di chi, dopo aver salutato delle persone, inizia un viaggio in treno. Nella sua mente si sovrappongono le immagini del treno, del paesaggio che percepisce in corsa, e il ricordo dei saluti che ha appena scambiato con chi è rimasto nella stazione. L'intersezione e la sovrapposizione tipiche del cubismo, sia alla compenetrazione dei corpi teorizzata dal futurismo. Il quadro riesce pienamente nel suo intento di dare immagine a qualcosa di assolutamente immateriale come uno stato d'animo